Piani inclinati - Eleonora Carta
Buongiorno lettori, come potrete vedere dalle tappe nel banner oggi non vi parlerò del romanzo (anche se posso dirvi che mi è piaciuto molto), ma di una parte della storia del paese in cui è ambientato cioè la Sardegna.
Nelle prime pagine del romanzo infatti viene fatto un piccolissimo accenno ad una delle leggende che viene raccontata nella tradizione, si tratta delle panas.
Con questo termine venivano chiamate tutte quelle done giovani morte di parto che venivano condannate ad un ulteriore penitenza; avrebbe infatti lavato i loro panni e quelli del nascituro lungo un corso d'acqua per un periodo che variava dai due ai sette anni. Recandosi quindi presso un crocevia durante la notte le si poteva osservare a lavare i panni intonando tristi ninna nanne a bassa voce, l'importante era non interromperle altrimenti avrebbero schizzato la sventurata con dall'acqua che però bruciava come il fuoco. Le donne che avevano infatti segni o cicatrici in viso venivano additate come disturbatrici di panas. Questi spiriti non parlavano mai con nessuno ma si narrano alcune storie in cui scagliarono maledizioni sulle moglie di colore che le avevano disturbate o prese in giro durante i loro incontri.
Il supplizio sconsolato delle Panas risultava essere, talvolta, la riproduzione del rimorso che gravava sull’intera comunità, indirettamente complice dell'omicidio di queste povere giovani donne che partorendo (come talora accadeva), fuori dal matrimonio disonoravano l’intera famiglia. L’acqua a quel punto diveniva un elemento chiaro di epurazione e l'evidente valenza simbolica del suo contatto era l’unico elemento capace di purificare l’intera stirpe.
Molto presenti nella cultura sarda sono anche i presagi di morte. I funerali erano molto sentiti da tutta la comunità che abbandonava il lutto solo dopo un paio di mesi dalla sepoltura; per cercare di prevedere chi sarebbe stato il prossimo a doversi preparare, prestavano molta attenzione ai sogni strani ma anche ai comportamenti degli animali: se il cane ululava, se un uccello notturno volava sulla casa, una gallina che cantava, il gallo che canta prima di mezzanotte ma anche un alone rosso intorno alla luna, una stella cometa e così via.
Un'altra leggenda ha invece come protagonista l'aquila che sceglie spesso come habitat naturale i dirupi del Gennargentu per nidificare; dal momento in cui quei luoghi vengono ritenuti sicuri dal rapace questa trascura spesso la prole per andare a caccia o a volare. Da qui nacque un'esigenza in una figura maschile di dimostrare il proprio coraggio andando a rubare l'uovo dal nido, peccato che l'aquila tornò in tempo per graffiarlo e lo fece precipitare nel dirupo dove si narra si raccolgano le anime di tutti i dannati.
Queste sono solo alcune delle storie che si possono trovare ma c'è anche quella del fuoco portato da Sant'Antonio, delle streghe, della tomba di Attila Pontilla e quella della grotta di Santa Restituta; una terra insomma ricca di luoghi e di leggende da scoprire.
Continuate a seguirci per altre curiosità e per la recensione finale, un grazie ed Eleonora (viveretralerighe) per aver organizzato il blogtour!